venerdì 22 novembre 2013

LA COPPIA, OLTRE LA VERGOGNA

Sebbene il bisogno relazionale sia connaturale ad ogni uomo e donna, proprio in questo aspetto sperimentiamo le difficoltà maggiori e ci accorgiamo che è il campo di battaglia in cui ci feriamo maggiormente e in cui attuiamo strategie complesse, spesso anche inconsapevoli per difenderci e sopravvivere. Questo avviene perché il bambino nasce impreparato alla relazione e apprende le modalità e lo stile attraverso il confronto con i genitori. Da loro e dall’ambiente familiare impara a sentirsi a proprio agio o a provare vergogna o ansia, a riconoscere i propri bisogni o a reprimerli, a sentirsi capace di andare per il mondo o a provare un senso di inadeguatezza.

Robert G. Lee, un terapeuta gestaltico, ha lavorato molto con le coppie, aiutandole a costruire l’intimità desiderata e nel corso della sua esperienza, evidenzia l’ efficacia di un seminario da lui tenuto su “Il linguaggio segreto dell’intimità”.

 L’autore si propone di aiutare le coppie a individuare e comprendere le dinamiche nascoste che regolano i loro rapporti, in modo da scoprire il potere nascosto che deriva dai loro desideri più profondi e si sofferma sulla dinamica della VERGOGNA.

La prospettiva nuova realizzata da Lee, porta a considerare la vergogna, non come qualcosa di umiliante ma, come un tentativo di protezione all’interno di un contesto relazionale. «Un aspetto connaturato alla vergogna è il nascondersi. Nell’esperienza della vergogna sentiamo che il nostro desiderio profondo è inaccettabile: è sciocco, vergognoso, esagerato o insufficiente, inadeguato o impensabile. Perciò pensiamo che […] esso non verrà accolto. Quindi nascondiamo il nostro desiderio profondo e il risultato è che non ne possiamo parlare in modo diretto.»[1]

La vergogna verrebbe in nostro aiuto per difenderci dai nostri stessi bisogni che riteniamo non accettabili; blocca il nostro proposito di andare verso l’altro quando crediamo che non saremo accolti e non troveremo un sostegno sufficiente. «L’esperienza della vergogna è sempre un tentativo di protezione, all’interno di un contesto relazionale.»[2]

Nel subire un attacco di vergogna la nostra vulnerabilità ne risente al punto che, usando il linguaggio della vergogna, finiamo per nascondere il nostro desiderio di vicinanza. La vergogna si può considerare anche un indicatore di un implicito bisogno di contatto. Spesso nelle dinamiche relazionali entrano in gioco desideri profondi che restano al di fuori della consapevolezza. Se questi segreti affiorano alla coscienza possiamo correre il rischio di provare vergogna. 
La vergogna viene associata ai nostri desideri (affetti, bisogni, modi di essere nel mondo) non accolti dall'ambiente, il quale non ha saputo rispondere alle nostre richieste in determinate situazioni. Pertanto le esperienze precoci di mancato accoglimento da parte di persone significative portano allo sviluppo di una vergogna di fondo. «Si tratta della componente attiva, o del catalizzatore, di gran parte delle retroflessioni inconsapevoli, in cui invertiamo la nostra energia e la rivolgiamo verso noi stessi, come quando, per esempio, ci conteniamo da soli invece di essere contenuti da qualcun altro».[3]
Le persone, quando scelgono un partner, hanno già sviluppato degli “adattamenti” creativi che incorporano quella che Lee chiama “vergogna di fondo”, e lo fanno in uno stile personale di contatto. L’esperienza passata delle persone incide notevolmente, sulla possibilità o meno, di funzionare nella dimensione dell’appartenenza o in quella della vergogna. Come abbiamo già visto, la propria famiglia di origine gioca un ruolo decisivo nella creazione dell’intimità con il proprio partner e nello sperimentare il senso di appartenenza.
«Il risultato è un incompensabile tentativo di proteggerci (e di proteggere gli altri nel nostro campo relazionale), sviluppando una vergogna di fondo»[4], cioè il nostro adattamento creativo ad una prolungata percezione di negazione o delusione verso le nostre richieste in determinate situazioni, in cui abbiamo riconosciuto un nostro bisogno e lo abbiamo legato alla vergogna, per cui lo abbiamo disconosciuto come facente parte del nostro campo.
L’incapacità di percepire nei nostri legami la dimensione dell’appartenenza, influenza negativamente le interazioni future, compromettendo la possibilità di avvicinamento al proprio partner. Quando il desiderio di vicinanza non viene compreso dall’altro, nasce la paura che si ripeta il fallimento sperimentato in relazioni importanti. Come afferma Laura Perls[5], paura e rischio creano la particolare vibrazione che caratterizza la tensione verso l’altro, in ogni interazione significativa di coppia in cui si rifà il cammino delle nostre interazioni significative. La vergogna di fondo fa parte del bagaglio di esperienze che le persone portano nella coppia quando si incontrano. Per questo in una consulenza/terapia di coppia è importante portare a consapevolezza di questi bisogni rimossi e del desiderio di vicinanza, camuffato dalla vergogna.
Quando un membro della coppia subisce un attacco di vergogna in mancanza di un sostegno sufficiente, utilizza delle strategie per gestire i momenti di rottura del proprio equilibrio. Per cui è importate, quando si lavora con la coppia, aiutare ciascun partner a diventare consapevole delle proprie strategie creative, l’«adattamento creativo ai momenti in cui viene a mancare il sostegno necessario dalle persone che ci circondano»[6]. Queste strategie sono legate alla storia dell’individuo, e possono essere stare apprese, come imitazione, anche dai messaggi non verbali dei genitori. Per esempio se un genitore ha sempre scoppi di ira davanti alla manifestazione della paura da parte del figlio, questo bambino da adulto può avere un attacco di vergogna davanti a momenti di paura o incertezza, sua o del partner, e reagire con lo stesso temperamento del genitore. Oltre all’apprendimento dal comportamento del genitore, la vergogna personale, può avere origini più complesse che si possono individuare nella vergogna di fondo dell’intero sistema familiare o culturale. Attraverso questa consapevolezza, ciascuno dei partner, può vedere come il proprio atteggiamento difensivo possa sbilanciare l’altro, allontanandolo dal suo bisogno, a tal punto, da indurre a credere, che non sia possibile ottenere ciò che si sta cercando. Davanti all’attacco di vergogna di un membro della coppia, l’altro sentendosi sbilanciato, risponderà automaticamente mettendo in atto la propria vergogna di fondo, e in questo modo la difesa dell’uno alimenta quella dell’altro, in un crescente sempre più umiliante, fino a quando uno dei due non riesce ad avere consapevolezza, a riconoscere il proprio bisogno ed accogliere il partner nella sua vergogna.
Il percorso di consapevolezza, suggerito da Lee, porta le coppie a sviluppare una buona sicurezza di base, grazie a una comprensione vissuta, dell’importanza del sostegno nelle interazioni di coppia. Comprendere il linguaggio segreto dell’intimità permette di trasformare gli effetti negativi di una possibile vergogna, in modo che l’esperienza della vergogna passi, dal procurare allontanamento ad un’opportunità di sviluppo di una relazione.
Solo quando la coppia raggiunge un alto grado di sicurezza emotiva, può essere libera di esprimere i propri sentimenti, i propri desideri, bisogni e preoccupazioni.


[1] R.G. LEE, Il linguaggio segreto dell’intimità, ed. FrancoAngeli s.r.l., 2009, Milano, p.34

[2] Ibidem, p.37

[3] Ibidem, p.38

[4] Ibidem, p.43
[5] Cfr. M. SPAGNUOLO LOBB,  in "Il Linguaggio segreto dell'intimità", op. cit. p. 86
[6] R.G. LEE, Il linguaggio segreto dell’intimità. Op. cit. p.49

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