mercoledì 25 dicembre 2013

BUONE FESTE


Cari amici, vi auguro un cuore in festa, 
capace di gioire e di illuminarsi di entusiasmo e speranza!

Sia per tutti voi un anno ricco di affetti, di abbondanza e sopratutto di Strada.... 
certo, una persona che non cammina, è già morta! 
una persona che non cammina non incontra volti nuovi, 
non sperimenta situazioni nuove e non si apre alla sorpresa e allo stupore.

Il Natale ci aiuti a scoprire la divinatà che si nasconde nella nostra umanità!

TANTISSIMI AUGURI!!!

venerdì 20 dicembre 2013

I PARADOSSI CHE CI FANNO MALE

Cari amici, voglio condividere con voi una riflessione che ho letto di recente. Il mio intento non è quello di essere distruttivo o pessimista, ma al contrario, quello di riflettere per cambiare. Solo quando prendiamo consapevolezza di ciò che accade in noi e attorno a noi, possiamo scegliere di introdurre cambiamenti.
Scegliamo di iniziare a provare nuove strade se quelle che stiamo percorrendo non ci hanno portato felicità?



"Il paradosso della nostra epoca storica è che abbiamo edifici più alti ma temperamenti più corti, strade più larghe ma punti di vista più stretti.
Spendiamo di più ma abbiamo di meno; compriamo di più ma gustiamo di meno.
Abbiamo case più grandi ma famiglie piccole,più comodità ma meno tempo; abbiamo più lauree e poco buon senso.
Abbiamo più conoscenze, ma meno criterio; più specialisti, ma ancora più problemi, più medicine ma meno benessere.
Beviamo troppo, fumiamo tropo, spendiamo tropo incautamente, ridiamo troppo poco, rimaniamo alzati fino a tardi, ci svegliamo troppo stanchi, leggiamo troppo poco, guardiamo troppo la tv e preghiamo raramente.
Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà, ma ridotto i nostri valori.
Parliamo troppo, amiamo troppo poco, e odiamo troppo spesso.
Abbiamo imparato a condurre un'esistenza, non una vita; abbiamo aggiunto anni alla nostra vita e non vita agli anni.
Abbiamo raggiunto la luna e ne siamo tornati, ma abbiamo problemi ad attraversare la strada per incontrare un nostro vicino.
Abbiamo conquistato lo spazio esterno e non quello interiore.
Abbiamo fatto cose più eclatanti, ma non cose migliori.
Abbiamo pulito l'aria, ma a abbiamo inquinato l'anima.
Abbiamo conquistato l'atomo, ma non il nostro pregiudizio.
Scriviamo di più, ma impariamo di meno.
Progettiamo di più, ma completiamo di meno.
Abbiamo imparato ad affrettarci, ma non ad aspettare.
Costruiamo più computer per contenere più informazioni e produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno. "
Bob Moorehead

sabato 14 dicembre 2013

UNA VITA DA VINCENTE...

“Sono pronto, disse il rabbino, perché dopo tutto non mi verrà chiesto: Perché non sei stato Mosè?, ma solo: Perché non sei stato te stesso?”
(da un racconto di Martin Buber)


Dando uno sguardo in libreria, mi sono accorto che ci sono tanti libri che offrono soluzioni veloci e semplici per essere persone VINCENTI e FELICI. Sempre più persone sentono il bisogno di leggerli e vanno in cerca di tecniche, strategie e soluzioni per mettere a tacere il senso di frustrazione, la loro insicurezza, il poco guadagno, ecc…

Queste teorie vengono a noi da un pensiero nato in America che definisce vincente una persona di successo e perdente una persona che non raggiunge i suoi obiettivi. Credo che assecondare questa visione del mondo ci porti a considerare la vita e gli altri, nostri antagonisti, forze, appunto, da vincere e non alleati e compagni di viaggio. Il rischio è che per essere vincenti rendiamo perdenti altre persone.
Io preferisco considerare vincenti coloro che vivono in modo autentico, degni di fiducia, capaci di sognare e realizzare i propri sogni. In questo senso, condivido l’espressione di Buber che ho citato, perché ci fa comprendere che l’essere vincenti è alla portata di tutti.
La persona vincente, conosce se stessa nell’autenticità, realizza la propria individualità e quella degli altri, senza dedicare la propria vita a fabbricare immagini ideali di sé. I vincenti non hanno bisogno di indossare maschere per compiacere gli altri e illudere se stessi, non nascondono i propri errori e non si lasciano schiacciare dai fallimenti, ma reagiscono senza perdere la fiducia in se stessi e negli altri. Hanno il gusto della vita, senza i sensi di colpa si godono i propri successi e senza invidia partecipano di quelli degli altri.
Ma se tutti nasciamo capaci di essere vincenti, le esperienze che possiamo vivere nell’infanzia possono contribuire a mortificare questa nostra risorsa e quindi, a trasformarci in perdenti.
Le persone perdenti evitano le proprie responsabilità, hanno imparato a manipolare gli altri e se stessi e si sono così abituati alla parte che recitano da convincersi di essere in quel modo.  Sono persone che parlano di se come vincenti, si mostrano forti e di successo, ma sono ansiose, si sentono in trappola e infelici o annoiati. Un perdente vive soprattutto nel passato, nelle occasioni sprecate, o si aggrappa con nostalgia a situazioni di un tempo; si lamenta della cattiva sorte e da la responsabilità dei suoi insuccessi a qualcun altro: “se avessi fatto, se tu non fossi così, se ci fosse lavoro, se avessi avuto genitori, marito, città… diversi. Oppure vive nel futuro, sperando in un intervento divino, in una situazione fortuita e aspetta il principe azzurro, aspetta che i figli crescano per…. che il marito cambi, che gli altri siano…
Così, vivendo nel passato o proiettandosi nel futuro, non riescono a cogliere il presente, le grandi possibilità, le preziose risorse che l’Oggi offre.
Se fino ad ora abbiamo scelto una strada, illudendoci, siamo destinati a percorrerla per sempre? Certamente no! Ogni volta che vogliamo, abbiamo il potere di cambiare!

Ognuno di noi può essere vincente, proprio perché, l’esserlo, non dipende da condizioni esterne, ma da una scoperta interna. Ogni volta che percorri un passo nella conoscenza di te, stai avanzando nella direzione del vincente. Conoscere se stessi significa vivere con autenticità e dono la propria esistenza. Ecco perché ho scelto di fare il counselor, per aiutare tutti coloro che vogliono ad essere vincenti, come a mia volta sono stato aiutato, prima incontrando un Dio che ha il desiderio che io vinca e poi dalla presenza di altre persone.

mercoledì 11 dicembre 2013

IL GRANDE POTERE DEL PERDONO

"Il perdono libera l’anima, rimuove la paura. È per questo che il perdono è un’arma potente.”
(Nelson Mandela)
 






Il tema del perdono, è presente in tutte le culture e in tutte le grandi religioni, non solo il Dio degli Ebrei e dei cristiani parla di perdono, ma anche il primo nome di Allah è il Misericordioso.
Questo perchè il perdono è un atto di amore che libera il cuore.
Spesso giungiamo ad un perdono frettoloso e in realtà illusorio, perché se da una parte diciamo di aver perdonato, dall’altra coviamo ancora risentimento, rabbia, dolore….
Quando il perdono è reale, guarisce tutto, scompare il dolore e il risentimento.

Ma come si fa a perdonare? Come posso perdonare il male che mi hanno fatto proprio le persone che amo di più e dalle quali vorrei essere amato?

Per comprendere la dinamica del perdono, se non vogliamo citare la misericordia di Dio, perché lo riteniamo troppo diverso da noi, basta guardare l’opera di riconciliazione operata da Mandela nel Sud Africa. Perdono non è semplicemente dimenticare e ricominciare come se nulla fosse
accaduto.
Il primo passo è quello di guardare al proprio dolore e a quello dell’altro, senza giustificazioni, poi è opportuno esprimere i bisogni calpestati. Solo dopo questa delicata fase è possibile vedere le ragioni delle parti e considerare le trappole di ciascuno, la poca libertà di ognuno che porta al pentimento davanti al dolore causato.
A questo punto, e non prima, la richiesta di perdono può essere accolta.

Se l’altro non riconosce il male che mi ha fatto non può essere perdonato davvero, anche se ho le migliori intenzioni di farlo. Questo percorso è più vero se c’è qualcuno che ci aiuta a farlo perchè  ci impedisce di prenderci in giro e interviene nei momenti in cui noi restiamo bloccati e impantanati del nostro risentimento.
A tutti voi, auguro un cammino di pacificazione interiore verso se stessi, i propri errori, e verso gli altri. Solo con il vero perdono si giunge alla pace!

mercoledì 4 dicembre 2013

I SOGNI CI AIUTANO A VIVEVERE

A differenza delle psicoanalisi freudiana e junghiana, per la psicologia gestaltica attraverso il sogno, l’individuo si dice ciò di cui evita di prendere consapevolezza nello stato di coscienza ordinaria. Secondo F.Perls, tutti gli aspetti del sogno sono parti di sé, frammenti della propria personalità. Lavorando attraverso l’identificazione con questi aspetti vi è la possibilità di recuperare il proprio potenziale proiettato nelle immagini oniriche.
Ecco perchè in terapia gestaltica i sogni non vengono interpretati, come nella psicoanalisi, ma di essi si fa esperienza.
Attraverso il counseling, si cerca di recuperare, passo per passo, le parti ripudiate della personalità finchè la persona comprende dove le mancanze e quali sono i sintomi.
In questo modo ci si riappropria di queste parti proiettate e frammentate della propria personalità, e di conseguenza, del potenziale nascosto che compare nel sogno.
Perls dà molta attenzione ai sogni ricorrenti, che spesso sono degli incubi. Anche qui si differenzia in modo sostanziale da Freud per quanto riguarda la coazione a ripetere. Se il sogno é ricorrente e si continua a ripetere, esso non si può definire una ‘coazione a ripetere tout court e, per tale motivo un meccanismo che non ha via d’uscita, che non permette una risoluzione, ma è una gestalt incompleta, non ancora chiusa cioè un problema che non é stato risolto e che emerge di volta in volta per essere affrontato.
Pertanto, questo ripresentarsi continuamente del sogno o dell’incubo non é altro che un tentativo di riportare in superficie una questione non risolta per poterla riconoscerla, affrontarla, e farla retrocederla di conseguenza sullo sfondo.
I sogni ripetuti o gli incubi sono considerati da Perls come dei messaggi di avvertimento che tendono a ‘frustrare” la persona per sollecitarla ad andare avanti, a superare l’impasse che le impedisce la crescita.
I sogni ricorrenti sono, quindi, per Perls i sogni migliori perché rivelerebbero chiaramente un problema non risolto e, perciò, facilmente individuabile.

Detto questo comprendiamo come realmente i sogni ci aiutino a vivere, perché è il nostro corpo che si muove in nostro soccorso al nostro malessere.